martedì 24 giugno 2014

LETTERATURA: PASCOLI E IL SOGNO

Il Novecento è noto come  il secolo in cui si verificano i più grandi conflitti mondiali della storia, ed uno di questi è proprio quello tra la realtà e il sogno, divisi da un abisso sempre più profondo.


Giovanni Pascoli una volta disse: “Il sogno è l'infinita ombra del Vero”.
Con quest'affermazione il poeta emiliano voleva esprimere come dietro ogni realtà quotidiana si celi l'ombra di una muta volontà, di desideri, di sogni spesso inconsci o semplicemente inespressi, in quanto nel confronto con la realtà stessa non possono che rimanere inappagati.(Pascoli approfondirà questo argomento nella sua opera emblematica “Il fanciullino”, ultima edizione risalente nel 1907 in “Miei pensieri e discorsi”).
Nella poesia “Sogno”, tratta da “Myricae”, 1892, il poeta decadente ricalca questa discrepanza.

Sogno

Per un attimo fui nel mio villaggio,
nella mia casa. Nulla era mutato.
Stanco tornavo, come da un viaggio;
stanco al mio padre,
ai morti, ero tornato.
Sentivo una gran gioia, una gran pena;
una dolcezza ed
un'angoscia muta.
- Mamma? - E' là che ti scalda un pò di cena. -
Povera mamma! e lei, non l'ho veduta.


Il titolo di questa poesia potrebbe riferirsi sia al sogno in quanto condizione perchè l'attività psichica si realizzi prevalentemente come produzione di immagini divenendo l'unica realtà, una realtà allucinatoria; sia al sogno-desiderio, quello che l'inconscio brama o teme.
Si intuisce che il poeta non parla della realtà e del presente, ma di un desiderio e del passato, dal quarto verso: “[...] ai morti, ero tornato.”  Si susseguono tutte quelle emozioni e quelle sensazioni che una speranza impossibile genera in chi la custodisce dentro di sé: “[...] Sentivo una gran gioia, una gran pena; una dolcezza ed un'angoscia muta”, quell'angoscia muta che simboleggia quella volontà che non potrà mai essere compiuta. “- Mamma?” Eccolo, il desiderio: il poeta adulto sogna di ritornare bambino per poter rivedere sua madre, e quel desiderio, per un attimo, si avvera:  “E' là che ti scalda un pò di cena.”

Sua madre è morta, non c'è più e  lui sa che non potrà più rincontrarla: “[...]e lei, non l'ho veduta.”
In fondo, è proprio per questo che è necessario sognare: per dare alla luce una realtà che rimarrà solo un'ombra.




4 commenti:

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  2. QUESTA INFORMAZIONE è STATA MOLTO UTILE PER ME CHE DEVO FARE L' ESAME SU PASCOLI QUEST' ANNO. GRAZIE ANCORA,

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  3. Grazie tantissime mi serve per la tesina

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  4. ottimo complimenti,veramente ottimo

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